Ottanta anni fa Siena veniva liberata
dal nazifascismo, esattamente il 3 luglio. Il primo Palio dell’anno quindi è
dedicato, oltreché alla Madonna di Provenzano, a questa importantissima
ricorrenza. Una ricorrenza che non poteva passare inosservata. Anche nel 2014
si celebrò la Liberazione della città e vi furono anche dei riferimenti
pittorici nel drappellone dell’artista Rosalba Parrini, poi vinto dalla
Contrada del Drago.
Un ricordo assai importante per Siena,
quello della fine di una guerra catastrofica che mise in ginocchio il mondo
intero e dilaniò in particolar modo l’Europa e l’Italia. Uomini, donne e
bambini accolsero con gioia gli alleati che vennero accolti anche dallo
sventolio di bandiere.
Tuttavia, questa ben più importante
celebrazione si incrocia sempre, per motivi di datazione, con un altro
memorabile evento: i settant’anni della televisione italiana. Sì, perché il 2
luglio 1954 la neonata RAI giunse con i suoi primi mezzi di fortuna a Siena per
organizzare una ripresa in diretta europea del Palio, vinto poi da Vittorino su
Gaudenzia per i colori della Contrada Capitana dell’Onda.
telecamere in azione
Una giornata particolare che risuonò nei
televisori di diversi spettatori europei con grande entusiasmo, anche perché si
trattava di una rivoluzione nel campo delle telecomunicazioni; infatti, fu una
tra le prime trasmissioni fuori dagli studi televisivi, dato che era nata
soltanto da qualche mese. Le prime dirette erano così complesse, anche per la
loro natura sperimentale, che si doveva ricorrere all’uso dei ponti radio
dell’esercito per trasmettere il segnale fino agli studi di Roma e furono
impegnati tantissimi tecnici. A prestare la voce per la compagine italiana fu
il celebre Silvio Gigli, già radiocronista del Palio per l’EIAR fin dagli anni
Trenta. Altri telecronisti stranieri si adoperarono per raccontare le diverse
fasi della Carriera nella loro lingua madre, ma il segnale, al contrario di
quanto si raccontava sui giornali, giunse non più lontano dei confini svizzeri.
Infatti, i titoloni dei quotidiani che nei mesi precedenti vantavano: “Tutta
Europa vedrà il Palio seduta in poltrona”, nei giorni vicini alla festa
parlavano di “Mezza Europa”. Nonostante questo grande entusiasmo, suscitato
anche da Gigli che scrisse articoli commuoventi, nell’intento di celebrare e
sottolineare l’importanza di questo passaggio del Palio dalla sola voce della
radiofonia alla presenza di immagini in movimento del piccolo schermo, pochi
furono i senesi a ricordarlo. Evento eccezionale di cui si ricordano soltanto
coloro che possedevano un televisore: in Italia gli abbonati erano 88.118 (F.
Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, Marsilio
Editori, Venezia 2019).
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Silvio Gigli
Tuttavia, quel grande esperimento riuscì,
e il Palio “di Siena” divenne, da quel momento, un evento anche “d’Europa”,
specchio e anima di antiche vestigia.
Purtroppo di queste immagini abbiamo
solo qualche fotografia, la diretta non era possibile registrarla, perché la
tecnologia adatta per queste intenzioni arrivò più tardi, nel 1957, con la
registrazione video magnetica RVM elaborata dall’AMPEX.
Da quel 1954 il Palio tornò in
televisione in rare occasioni e senza un senso di continuità. Questa serialità
televisiva si conquistò più tardi con le dirette RAI di Paolo Bellucci e
successivamente di Gianfranco Pancani. Eccezionalmente Emilio Fede raccontò la
Carriera del 16 agosto 1966, celebre perché non andò in diretta per intero,
visti gli eventi che, per una serie rocambolesca di situazioni, rimandarono la
corsa al giorno seguente. La televisione non programmò una diretta per seguire
la conclusione di un Palio dalla “vigilia turbolenta”, usando le parole di Fede
che, rammaricato, comprese piuttosto bene le dinamiche. Inizia qui la
comprensione da parte della televisione di Stato che il Palio non è il calcio,
non è il festival di Sanremo; non si lascia inghiottire dalle logiche
pubblicitarie discostandosene anni luce. A comprenderlo per primo, Paolo Frajese,
che dette alle sue trasmissioni da Piazza del Campo un taglio antropologico,
significativo, essenziale per raccontare una festa locale, cittadina, al resto
d’Italia a reti unificate e focalizzate su di un evento, antitelevisivo per
eccellenza. Dalle telecronache di Frajese nacque anche il documentario “Per
forza e per amore” realizzato dal giornalista romano, che sposò una
contradaiola e si innamorò anche della città, oltreché del suo Palio. Le sue
telecronache trasudavano di amore per la festa, che raccontò dal 1974 al 1993 e
studiò nel dettaglio, opponendosi alla logica del palinsesto, chiedendo “tempi
supplementari” agli studi di Roma che, per la lunghezza della “mossa” tenevano
in sospeso il Telegiornale nazionale. Ecco che il Palio piega il mezzo
televisivo a suo piacimento, proprio per la sua natura, come già detto,
antitelevisiva. L’essenza antropologica delle sue telecronache venne apprezzata
e mantenuta da Emilio Ravel, altro grande cronista del Palio per la RAI che,
con Maurizio Bianchini e Susanna Petruni, prima voce femminile della festa,
raccontò, dal 1994, con grande sentimento e passione, dando la parola ai
protagonisti con interminabili interventi e servizi RVM, dal taglio
documentaristico, che preparavano lo spettatore “ignorante” a conoscere il
Palio prima di quella “corsa matta” di tre giri col fiato sospeso. Ravel e
Bianchini hanno regalato servizi che nella storia televisiva non rivedremo più,
a causa della mutata logica mediatica e dello spettatore annoiato e poco
attento che esige messaggi rapidi perché vive un’esistenza dettata dal
consumismo.
Paolo Frajese
La coppia Ravel-Bianchini
Nel 2019 siamo arrivati all’alba di una
pandemia che ha impedito, come nei conflitti mondiali, lo svolgimento naturale del
Palio. Con l’ultima Carriera di quell’anno si è concluso anche il rapporto con
“mamma RAI” che aveva trasmesso quasi ininterrottamente per settant’anni un
evento straordinario come il Palio: sua esclusiva mondiale, visti i nuovi mezzi
che, grazie alle nuove tecnologie, arrivava ben oltre la Svizzera del 1954. Una
storia che non ha visto un suo proseguimento e che ha ceduto le redini di
questo bellissimo ed entusiasmante racconto antropologico a La7 di Urbano Cairo.
Già nel 1994 e nel 1995 la festa senese sbalzò, come in una partita di
ping-pong, dalle reti Mediaset, RAI e Telemontecarlo. Qui si ricorda
l’eccezionale trasmissione di Canale 5 che dedicò l’intero arco del palinsesto
della giornata allo scandire delle fasi paliesche, con le voci di Fabrizio
Summonte, Giorgio Medail, Cristina Parodi ed Enrico Mentana.
Dal luglio 2022, con La7, è nata quindi
una storia diversa, ancora da scrivere, che ha senza dubbio colto l’importanza
dell’evento, narrandolo con il suo taglio editoriale, tutto nuovo rispetto alla
precedente rete, anticipando con piccoli interventi, quali interviste e
documentari, in attesa del giorno fatidico, facendo sicuramente riferimento
all’insegnamento di grandi cronisti che li avevano preceduti. Lo share ha avuto
un buon incremento, infatti, sono arrivati i complimenti ai nuovi cronisti,
Pardo e Mazzini, e alla trasmissione, da parte di un importantissimo storico dei
media, come Aldo Grasso, sulle pagine del Corriere della Sera subito dopo la
Carriera del luglio 2023.
Lorenzo Gonnelli