domenica 12 maggio 2024

La Festa Titolare dell'Oca, e la processione per la Santa


La festa titolare della Nobile Contrada dell’Oca inizia quando abili operai ocaioli, con amore e qualche bercio, montano il fondale: un grande apparato ligneo esposto a fianco dell’Oratorio.
      
L’opera si presenta come un grande scenario architettonico dipinto, in alto le tre figure teologali, fedesperanza e carità, che si appoggiano ad una maestosa trabeazione, sorretta da quattro colonne corinzie.

Il progetto porta la firma di Agostino Fantastici, noto architetto fontebrandino; viene arricchito da una pittura centrale che rappresenta “il matrimonio mistico di santa Caterinarealizzato da Alessandro Maffei; sue probabilmente, anche le decorazioni ornamentali.

Il maestoso altare crea uno scenario meraviglioso, impreziosito dalle bandiere, dai braccialetti e dai canti che scaturiscono per l’accensione del Rione; per quattro giorni Fontebranda si anima, favorendo brindisi e canti che nascono spontanei, accompagnati dal suono dei tamburi, che proviene dalle fonti, punto di partenza di ogni Fontebrandino.


L'Altare - Foto di Pino Bonetto


L’omaggio ai defunti, l’iniziazione, i battesimi, ed il Mattutino, portano l’ocaiolo ad affrontare il giorno seguente, “IL GIRO”: classico saluto alle Consorelle ma impreziosito sul finale, con la processione in onore di Santa Caterina.  

Dopo il rientro da Piazza del Campo, ci si riunisce tutti a San Domenico dove, con devota disciplina, ci “mettiamo in formazione” per la processione:

I primi a partire sono i monturati, che una volta arrivati in fondosi dispongono ai lati della via, alzando la propria bandiera creando così’, una sorta di tunnel bianco rosso e verde, sotto il quale passano i dirigenti della Contrada e gli uomini che si dispongono ai lati dell’altare.      


Il "tunnel" di bandiere - Foto di Marco Francioli


A seguire le donne con in mano le candele, simbolo di luce e speranza, avanzano intonando l’inno di Santa Caterina “a gloria di Siena ed Italia”, con fierezza e commozione, ed esplodono in un pianto quando “all’imbocco” di via Santa Caterina, si ha la visione più bella che si possa avere: le bandiere che incorniciano la via, i braccialetti che la illuminano e rendono magica quella visione e che sembrano quasi fiaccole, a causa sicuramente degli occhi lucidi; dietro, in fondo, ma non perché meno importanti, i bambini: anche loro cantano l’inno e portano in mano, fieri e delle volte impacciati, il giglio, fiore di Santa Caterina; lo poggiano con profonda devozione alla base dell’altare e si dispongono lateralmente per far passare Lei, la Santa, un busto d’argento sbalzato opera di Giuseppe Coppini del 1807, che porta in sé, nella sua base, una reliquia di Caterina, un pezzetto di falange; preceduta e solennemente accompagnata da un tamburino e una coppia di alfieri, viene trasportata da quattro uomini dell’Oca, posta sopra all’altare e il Correttore da inizio alla Messa Solenne.

L’ocaiolo lo sa, quella non è una semplice messa ma il momento in cui la Contrada, diviene a tutti gli effetti FAMIGLIA: gli ocaioli si scambiano sguardi, molte volte pieni di lacrime per la forte emozione che stanno provando, percepita anche da chi ocaiolo non è, consapevoli di stare vivendo un momento particolare; gli sguardi lucidi confluiscono verso gli occhi della Santa, creando una sorta di filone tra gli ocaioli di ieri, di oggi e di domani, che ci fa capire di essere parte di una grande e splendida famiglia, quella di F
ontebranda.

Caterina Manganelli     


Articolo tratto dal Notiziario del Forumme dell' 11 Maggio 2020 dedicato alla Nobile Contrada dell'Oca

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