La sensazione, è stata la stessa che si prova nel rivedere un amico di vecchia data. Il protagonista della nostra infanzia, il compagno di banco, quello che non era un fratello solo per il sangue diverso. È stato come rivedersi dopo tanti anni e capire che non era cambiato niente. Per i Brucaioli, l’incontro con la fantomatica bandiera del ‘700 arrivata direttamente dal Metropolitan Museum di New York, è stato questo: riabbracciare una vecchia amica, che non si vedeva da tempo. In realtà, non l’avevamo mai vista! Sapevamo solo che portava i nostri colori, che sicuramente era nata in qualche angolo delle nostre strade e che, per qualche motivo, era finita nella collezione di tale duca Dino Charles Maurice Camille de Talleryrand-Périgord. Non sappiamo come ci sia arrivata, ma uno con un nome così, sicuramente sarà stato un buongustaio in fatto di pezzi unici. Unici, sì. Perché oggi, quando vediamo sfilare le bandiere delle consorelle sulle lastre del centro storico, ci sembrano tutte uguali. Con quei colori mossi dal vento, confusi dal rullo di un tamburo… Eppure, ogni bandiera ha la sua storia: le mani che l’hanno sfiorata, le dita sapienti che l’anno cucita e l’animo nobile di chi si è finita gli occhi per rammendarla. Questa, la bandiera del Bruco arrivata dall’America, ha una storia più… movimentata delle altre. Chissà quante cose avrebbe da raccontare…
Ora mi dovete spiega’ come si fa a dimenti’assi del mi’ Bruchino. Ohiohi, cambiamo discorso via, mi ci vengano i lucci’oni. So’ passati trecent’anni e ancora mi sembra di senti’ l’vento canta’ in via del Comune, co’l profumo delle lastre impolverite e il chiacchiericcio, alla sera, prima di dormi’. Madonna ‘ome ci si stava bene, lì nel mi’ Bruchino.
Via, via! ‘Un ci voglio più pensa’, mi ci viene da piange’! C’ho quasi sperato eh, quando questi american boys mi so’ venuti a prende. Cheddì in quel troiaio di roba che teneva l’Duca in cantina! Ma ve’rai, uno che si chiama a quella maniera… Ori, gioielli, armature… Mi’a l’aveva capito che ero io, la bandiera del Bruco, quella più preziosa di tutte.
Nemmeno questi del museo
c’avevano ‘apito parecchio, eh! Tutti a di’ “aaah, gudde, gudde, biutiful” e
poi m’hanno zeppato nelle retrovie. Io ve lo ripeto: il mondo è pieno di
gazzillori!
Ora, per esempio, dopo avemmi rotto le scatole e tirata fòri dal mi’ pertugio, m’hanno stiacciata dentro a un vetro e sgaribaldata su un aereo. Oh disgraziati! Io c’ho una certa eh!
Madonnina santa e benedetta, o dove mi porteranno? E se hanno deciso di buttammi via? Ora, vorrebbe di’ che gli è dato di balta l’capo eh… Però ecco, inizio ad ave’ qualche annetto. M’hanno sempre tenuta nascosta: tenuta bene, eh, per carità. Ma forse, lontano dalla mi’ Siena e dal mi’ Bruchino, io so’ solo una bandiera come quell’altre. Forse, passate quelle mura, è difficile capire l’amore che esiste tra le mi’ cuciture, l’emozione che il mi’ fruscìo fa nascere nel cuore di quelli di ‘asa mia…
In fondo, la fine arriva per
tutti. Anche per una bandiera preziosa, fatta d’amore e di passione, anche per
chi ha girato l’mondo come me, ma ‘un s’è mai dimenti’ata di casa sua.
M’hanno sballonzolato da tutte le
parti, ‘un so’ stata bona a capicci niente! Poi m’hanno messo l’muso sotto un
panno e arrivederci.
Ohiohi… o che succede? Che è ‘sto
casino? Mi sembra d’avello bell’e sentito ma ‘un capisco, tutte queste voci,
queste risate…
E l’mondo si fa luminoso. ‘Un
c’ero mai stata, so’ cambiate un monte di ‘ose. Loro ‘un l’hanno visto, ma mi
so’ messa a lacrima’ come uno scampolo appena nato. Il mi’ Bruchino, m’hanno
ritrovata!
Oh Bruchino, Bruchino mio, quanto ho patito lontana da qui!
Grazie. Perché ‘un vi siete
dimenticati di me, di noi, dell’importanza dei nostri colori, della vita che
scorre e che traccia la storia. Grazie, perché siete il Bruco. Nobil Contrada,
nell’anima e nel cuore.
Finalmente, sono a casa.
La Bandiera
Arianna Falchi
per la foto della bandiera si ringrazia Lucia Pelosi
Articolo tratto dal Notiziario del Forumme del 4 Luglio 2020 dedicato alla Nobil Contrada del Bruco
Nessun commento:
Posta un commento