Quando
tentiamo di spiegare a qualche conoscente non senese cosa significhi realmente
l’appartenenza contradaiola troviamo difficoltà nell’esprimere un concetto che
per noi è così fortemente radicato e significativo, parte integrante del nostro
modo di essere e di agire, ma che per chi non ha avuto la fortuna di nascere a
Siena (o averci comunque un forte legame) è un qualcosa di completamente
estraneo ed astratto.
E’
come tentare di spiegare l’amore a chi l’amore non l’ha mai provato: possiamo
parlare di farfalle nello stomaco, di sensazioni e figure poetiche, ma il senso
profondo l’altra persona non potrà mai assorbirlo fino in fondo fino a quando
l’amore non lo proverà sulla sua pelle.
Maria
Pia nella sua vita ha sintetizzato col suo modo di essere il significato
dell’appartenenza contradaiola, o meglio di come questa con la sua portata
riesca a entrarti nelle vene pur non vivendola direttamente e quotidianamente,
pur vivendo la propria vita a 200km di distanza e pur non avendo mai
frequentato in maniera attiva la Contrada.
Maria
Pia non ha mai vissuto a Siena, è nata nel 1956 e all’epoca i suoi genitori,
senesi DOC, lei del Nicchio e lui della Tartuca ed entrambi classe 1924, si
erano già trasferiti per questioni lavorative in Versilia. I genitori
nonostante questo hanno deciso di partorirla a Siena donandole il privilegio di
poter avere l’I726 sul codice fiscale e trasmettendole fin dalla nascita tutto
l’amore e la passione per la città e per i colori della Tartuca, la Contrada
paterna dove la famiglia aveva la casa in Via Castelvecchio.
Maria
Pia è cresciuta vivendo a distanza e nutrendosi di questo amore incondizionato,
in 67 anni di vita non ha mai mancato una Carriera o una festa Titolare, non ha
mai mancato una cena della Prova Generale, non è mai mancata a nessuno dei
festeggiamenti per le 9 vittorie che ha avuto il privilegio di vivere. Quando
ha potuto ha frequentato la Contrada, partecipando ai cenini e relazionandosi
con chi in Contrada ha avuto l’occasione di conoscerla e stringere con lei un
legame: sempre con discrezione e modestia, senza mai voler passare avanti a
nessuno, consapevole sempre di quello che era il suo posto e senza manie di
protagonismo.
Lontano
da Siena ha coltivato questo suo senso di appartenenza trasmettendolo agli
amici di una vita e ai propri figli, educandoli alla Contrada e ai suoi valori
fin dalla loro nascita. A scuola, dove insegnava, tutti ormai conoscevano
questa sua caratteristica al punto che gli studenti, quando volevano evitare
una interrogazione, provavano a chiederle di raccontare qualcosa su Siena e sul
Palio sapendo che lei a quel punto si sarebbe persa nell’ardore di quella sua
passione: lei conosceva il trucco ma a volte ugualmente fingeva di caderci
perché il desiderio di poter raccontarsi in quella veste superava qualsiasi
altra cosa.
Il
suo amore era viscerale, parte integrante del suo essere, inutile dire che casa
sua era un santuario di tartarughe e riferimenti a Siena, che il suo
abbigliamento era sempre in tonalità d’oro e d’azzurro e che i suoi occhi
splendevano quando poteva raccontare cos’era Siena e il Palio.
Un
modo di essere e di vivere il suo essere contradaiola che i senesi conoscono e
capiscono bene e che accumuna tutti quanti, ma che di certo non è così scontato
in una donna che quel senso di Contrada e di comunione ha potuto viverlo ed
esprimerlo relativamente poco a causa della distanza a cui era costretta; una
vita vissuta lontano ma sempre con quei due colori ad accompagnarla, una vita
che fa riflettere su quanto sia forte e profondo il senso di appartenenza che
solo a Siena una Contrada riesce a trasmettere ai suoi figli, vicini e lontani.
Maria Pia se n’è andata il 24 Novembre dopo un anno difficile, sofferto: dal 21 Agosto non è più tornata a casa passando gli ultimi 3 mesi in ospedale ma nonostante tutte le difficoltà che stava affrontando i giorni del Palio li ha voluti passare a Siena e il 15 sera come sempre era a cena in Sant’Agostino, il suo luogo del cuore, l’unico dove si sentiva a casa.
Il
suo desiderio era di essere riportata a Siena, e così è stato, è stata portata
al Laterino e ad accompagnarla nel suo ultimo viaggio c’erano Don Floriano, una
bandiera della Tartuca e l’inno della Contrada. Con sè, nel suo ultimo letto,
ha portato il fazzoletto della Tartuca, lo stesso fazzoletto che ha stretto a
sè in questi ultimi mesi di ospedale, la madonnina del Voto e due braccialetti,
uno con perle gialle e turchine, e l’altro con sopra una tartaruga. Una
tartaruga impressa anche sulla pelle oltre che nel cuore nell’unico tatuaggio
che avesse mai desiderato farsi.
Ciao
Maria Pia, ciao madre, grazie per essere stata la persona meravigliosa che eri
e grazie per averci trasmesso anche questo senso profondo di appartenenza,
senso di cui a tuo modo sei stata simbolo per tutta la vita.
Simone e Elena Pasquini
Articolo pubblicato sul numero di Dicembre2023 di Murella Cronache