Il primo
Numero Unico della Contrada del Drago è quello del Palio della Pace. Non poteva
essere altrimenti: la Contrada negli anni trenta è una ristretta, seppur ben
organizzata, cerchia di persone con personaggi come Mattei e Nozzoli, capaci di
tenere assieme sede e società ma con problemi numerici che si riflettono in
settori allora molto laterali come l’editoria. La rinascita del dopoguerra è
una rinascita sostanziale, ed ecco un Numero Unico agile e semplice, con quella
copertina un po’ liberty, con un drago che fa marameo e collaborazioni illustri
come quella di Mario Verdone. Lo sappiamo che l’evoluzione di questa
pubblicazione fu ovunque lenta e meditata fino alla fine degli anni sessanta
del novecento.
Il Drago si toglie la cuffia nell’agosto del 1962 e una nuova
generazione, giovane e un po’ irriverente, guida la Contrada di via del
Paradiso. E questo non poteva non riflettersi sulle copertine dei quattro
Numeri Unici, quasi una pubblicazione annuale, che testimoniano i successi del
1962, 1963, 1964 e 1966. Sono, nell’ordine, “Grancarriera”, “Piazza pulita”,
“Il filo di Arianna” e “Dragomania”. Si assomigliano per grafica, formato e
contenuti. Qui appaiono figure a noi molto care: i disegni e le copertine di
Emilio Giannelli, i testi sagaci e pungenti di Andrea Muzzi e Enrico Giannelli.
Passano vent’anni e finalmente il Drago vince: c’è molto da raccontare in
“Beati gli ultimi”, titolo di Paolo Corbini, con un’altra generazione che si
racconta in un successo insperato e condito dai disegni del già mitico
Giannelli, Pizzichini e Pollai. Il Numero Unico è realizzato a Firenze
dall’editore dragaiolo Carlo Balocchi.
Passano tre anni ed ecco “Ippomanzia”,
titolo ideato dal sottoscritto, dove il pretesto del filo conduttore è quel
ferro magico che Benito ha potuto riavere prima della corsa.
Si arriva al 1992,
ed ecco il Numero Unico forse più coerente e capace di interpretare una bella
stagione. E’ in due volumi, con un cofanetto, e si intitola “Ricamato”, titolo
di Enrico Giannelli e copertina del fratello, visto che il drappellone era
stato così realizzato.
L’anno dopo siamo di nuovo al lavoro e c’è modo di
sbizzarrire la fantasia e soprattutto l’ironia. Si tratta di “035 United Colors
of Dragon”, ancora mia l’idea, e tutta la capitaneria vittoriosa è ritratta
nuda come la celebre pubblicità della Benetton. C’è un inserto satirico Cuore
che è restato davvero nel cuore di chi lo realizzò.
Eccoci al 2001: drappellone
realizzato da chi disegnava i manifesti per il cinema, Silvano Campeggi, e
quindi tutta la festa prende l’impronta e la vocazione del grande schermo. Non
per niente si chiama “Nuovo Cinema Paradiso”, strada dragaiola e film vanno
d’accordo, ed è racchiuso proprio nella scatola a forma di pizza
cinematografica. Cambiano le generazioni, qualcuno di noi va a divertirsi con
la commissione regia della cena ed ecco Susanna Guarino che guida un gruppo di
giovanissimi per “D’Oppio”, due volumi che consacrano un grande cavallo e una
dirigenza vittoriosa all’esordio. Ed infine “Favoloso”, una festa e una
pubblicazione che ripercorrere epiche vicende, con un altro gruppo di giovani
guidati stavolta da Giovanni Molteni, carta anticata per una storia nuovissima,
con una particolare sottolineatura al fatto che, accaduto soltanto alla Torre,
un proprio contradaiolo avesse disegnato il cencio portato a casa. Un viaggio
lungo quasi un secolo, un viaggio editoriale che segna il passaggio dei tempi,
delle mode ma sempre con una volontà e un entusiasmo che, nonostante l’arrivo
di nuovi mezzi di comunicazione, segna la costante e bella presenza di un
cartaceo che sprigiona sempre ricchezza e nostalgia.
Per questo immortale.
Massimo Biliorsi
Articolo tratto dal Notiziario del Forumme del 1 Giugno 2020 dedicato alla Contrada del Drago