Una Porsche rossa che saliva le curve di San Marco, per arrivare
in modo impaziente nel suo Pian dei Mantellini, dove ad attenderlo c’erano
Velio e Giorgio dell’autorimessa Burrini. In pochi minuti il rione veniva a
sapere del suo arrivo e la Piazza del Carmine si riempiva di panterini: era
tornato Ettore Bastianini nella sua città natale, mai dimenticata. Era la Siena
delle strade ancora sterrate, della voglia di rinascita del dopoguerra, del
rispetto verso le figure istituzionali e del riconoscimento del popolo come
motore per la crescita.
Chiediamo ad Umberto Ceccherini, panterino noto in città per la
sua passione “canora” e quindi molto legato alla figura del Capitano vittorioso
del 1963:
Quale è il primo ricordo che hai di Ettore?
«Il primo ricordo corrisponde alla diversità di questa figura
imponente, sempre elegante, impostato nella voce; una sorta di elemento
estraneo al rione, sebbene facente parte dello stesso. Ho in mente la scena di
Ettore che da via Paolo Mascagni risaliva Stalloreggi, circondato dal popolo
della Pantera che lo considerava già una star internazionale.»
Aveva qualche difetto?
«Avevo 17 anni quando è morto, quindi è difficile poter giudicare!
A quell’età era impossibile, anche solo per rispetto, valutare i difetti di una
persona di tale levatura, anche se ho sentito sempre dire che l’ingenuità non
l’ha mai aiutato nello stabilire reali e sinceri rapporti con le persone.
Potremmo dire che il suo maggior difetto era l’essere troppo buono!»
E quali erano invece i suoi pregi più evidenti?
«La generosità sicuramente al primo posto, poi l’attaccamento alla
sua professione parimenti al desiderio di rendere il suo rione famoso, insieme
a lui, nel mondo.»
Si dice spesso che Siena non riconosce in modo adeguato i propri
figli che trovano successo altrove. Con Ettore Bastianini come si è comportata
la città?
«Credo che molti senesi non sappiano ancora chi fosse, non per
cattiveria, ma per ignoranza, e questo è dovuto ad una mancanza di adeguata
riconoscenza nei suoi confronti. Potrei dire la stessa cosa per l’Accademia
Chigiana, che negli anni ’60 era conosciuta da tutto il mondo ma ignorata dai
senesi stessi. Non so se dipenda da uno scarso interesse nei confronti della
musica, oppure da una volontà di non celebrare tutto ciò che ci rende onore al
di fuori della strade cittadine. Sicuramente Ettore Bastianini meriterebbe più
di una via a lui intitolata!»
Cosa porta ancora di Bastianini la Pantera nel proprio cuore?
«Dipende dalle persone: ci sono giovanissimi che continuano ad
onorarlo, chiedendo e informandosi su di lui; all’opposto ci sono adulti che
forse non capiscono come valorizzare la sua figura. Personalmente ritengo che
sarebbe uno stimolo importante per una crescita culturale della Pantera!»
Potrebbe rinascere a Siena un nuovo Ettore Bastianini nel 2020?
«A Siena abbiamo molti giovani cantanti, ma il punto è lo stesso:
sfortunatamente non esiste una vera e propria scuola di canto, e credo che
intorno alla musica lirica non ci sia un interesse vero e concreto, se non per
la creazione di corsi finalizzati ad una preparazione del momento. Chiaramente
il timbro vocale naturale di Ettore Bastianini nasce una volta ogni mille anni,
e se a questo aggiungiamo che non esistono più veri e propri filantropi che
favoriscono volontariamente la crescita degli studenti, la risposta alla vostra
domanda è no, non penso possa rinascere un nuovo Ettore! Non dimentichiamo
inoltre che nel canto lui metteva tutte le emozioni, le gioie e i dolori che
avevano colorato la sua vita! Non era solamente un professionista, ma un uomo
che metteva e si metteva in scena.
E tu cosa pensi, umilmente, di aver ereditato da lui?
«Ho iniziato ad ascoltare Bastianini con la voce da Basso, e
sempre di più ampliava la sua cavità vocale per divenire così con il tempo il
grande Baritono che conosciamo, da una tonalità baritonale per approdare a
quella tenorile. Resta comunque inteso che la cosa più bella che mi ha lasciato
è la speranza di qualsiasi ragazzo che nasce per le strade di una città di
provincia, che grazie alla passione, può realizzare qualsiasi sogno!»
Non pensiamo ci sia da aggiungere altro sulla figura di questo
grande Senese, nulla che non sia già stato detto nelle numerose biografie a lui
dedicate. Il ricordo di chi l’ha conosciuto forse rimane l’unico modo per
continuare a celebrarlo, con la speranza che un giorno Siena decida di
dedicargli un Drappellone, come primo passo verso il ritorno ad un premio
lirico annuale a lui dedicato.
Andrea Ceccherini
Fotografie di Ettore Bastianini di proprietà dell’Archivio della Contrada della Pantera
Articolo tratto dal Notiziario del Forumme del 30 Agosto 2020 dedicato alla Contrada della Pantera
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