sabato 22 giugno 2024

Arciconfraternita di Misericordia di Siena

 

Nel territorio della Contrada del Leocorno è presente la sede storica di una delle più antiche ed importanti istituzioni della nostra città: l’Arciconfraternita della Misericordia di Siena.

La “Casa della Misericordia”, antico ospedale ed ente caritativo volto ad alleviare le sofferenze dei poveri e dei bisognosi, secondo la tradizione, sorse nell’anno 1250 su iniziativa del Beato Andrea Gallerani. Dopo la sua morte avvenuta nel 1251 i suoi seguaci, che militavano sotto la regola de Frati Umiliati, proseguirono ad impegnarsi, sotto la guida di un Rettore, nella carità.

Il primo riferimento storico si trova in un verbale del Consiglio Generale del Comune di Siena, stilato il 23 giugno 1251, nel quale si concedeva ai fratres Misericordiae il riconoscimento del regime giuridico dei lasciti “ad pias causas” identico a quello degli ordini religiosi. Nel giugno del 1347 i fratelli della “Casa della Misericordia” ottennero sempre dal Consiglio Generale il riconoscimento ufficiale per celebrare la festa del Beato Andrea Gallerani.

Di rilievo e di grande aiuto nella città fu l’opera svolta da questa Istituzione verso coloro che si trovavano in condizioni di estremo bisogno.

Dopo alcuni decenni di fruttuosa attività apparvero però i primi segni di crisi, principalmente di natura economica, che richiesero ripetuti interventi di sostegno da parte del Comune di Siena, il cui Consiglio Generale nel novembre del 1404 propose la trasformazione dell'ospedale della Misericordia in un ricovero per gli scolari dello Studio Senese. Infine, il Comune “motu proprio” provvide a trasferire i beni della “Casa della Misericordia” parte a Lo Spedale di Santa Maria della Scala in Siena, e parte all’erigendo collegio, al fine di costituire la struttura portante dello Studio Senese (Pubblica Università), ivi compresa la ex sede della confraternita da allora in poi chiamata “Casa della Sapienza”.

Nel 1408, con Bolla di Papa Gregorio XII, l’ordine dei Frati della Misericordia fu soppresso.

Verso la fine del secolo XIV fu fondata in Siena la Compagnia intitolata a Sant’Antonio Abate, istituzione caritativa, fin dai primordi la sede fu ricavata nel complesso edilizio della Chiesa di San Martino e della sua Canonica. L’erudito Girolamo Macchi nelle sue memorie (Memorie Senesi - Archivio di Stato di Siena) parlando della sede della Compagnia di Sant’Antonio nel manoscritto scrive “dove è l’ingresso alla Canonica di San Martino era una strada che scendeva alla sottostante Via di Pantaneto per trovare la Via e la Porta di Follonica” porta appartenente, stando al Gallaccini, al quarto cerchio delle mura urbane; cinta che fu spostata nei primi del 1200.

Tabella di possesso della Compagnia di S.Antonio 
Abate – ingresso chiostro via Porrione


In considerazione dei secoli trascorsi resta difficile tentare una ricostruzione dei locali sotto la volta di San Martino.

Questa Istituzione rivestì caratteristiche particolare fra le confraternite senesi, fece costruire infatti un piccolo ospedale ed un proprio oratorio dedicato alla Madonna della Stella, ovvero a S. Maria della Misericordia; da qui il nome di Venerabile Compagnia di S. Maria della Misericordia in S. Antonio Abate.

Il primo statuto, giunto fino a noi risale al 1526 nella cui prefazione i compilatori ipotizzano che il loro sodalizio fosse già attivo nei primi anni del 1300 quando possedeva due sepolture, una per i fratelli e una per le sorelle nella chiesa di San Martino; anche lo storico Giovanni Antonio Pecci nel manoscritto relativo al Terzo di San Martino fa riferimento alle predette sepolture.

Una successiva completa revisione statutaria avvenne nel 1715.

Come vedremo in seguito questa Istituzione ebbe un ruolo fondamentale nella nascita dell’attuale Arciconfraternita

Ripristinata, dopo le soppressioni leopoldine del 1784, la Compagnia si mantenne vitale fino ai primi decenni del secolo XIX. quando “sul declinare dell’anno […]1828 sorgeva nella mente di Giovanni Amidei, […] in quell’epoca priore della Compagnia, […], il lodevole e bel pensiero di convertire quella Compagnia, da lui rappresentata, in Confraternita di Misericordia, sul piede medesimo delle altre, che nelle più cospicue città della nostra bella Toscana esistevano”.

Da questo momento inizia il lungo e complesso processo che si concluderà sia con la trasformazione nel 1835 sia con l’inizio dell’attività della Confraternita di Misericordia di Siena.

Le  “Memorie della Venerabile Confraternita di S. Maria della Misericordia di Siena” compilate sotto la data del 30 Dicembre 1840 dal Cancelliere-Segretario, Pompeo Stiatti, riportano:  « […]A tale effetto Monsignore Arcivescovo di Siena valendosi delle sue facoltà Ordinarie procedé per mezzo del di Lui Decreto del 20 Giugno 1833 alla canonica soppressione della Compagnia di S. Antonio Ab.e, ed in luogo di sostituzione e surroga di detta Compagnia istituì e canonicamente eresse la Confraternita di S. Maria della Misericordia sulle norme di quelle di Firenze, e Pisa, con tutti i diritti, privilegi e come più diffusamente si legge in detto Decreto in fine del quale dichiarò l’Oratorio della nuova Fraternita esenti da ogni giurisdizione Parrocchiale, ed immediatamente soggetto ad Esso, [][[ed ai suoi successori, […] »

Campanella del servo – attualmente nell’atrio di via del Porrione


Alla Confraternita di Misericordia di Siena nel 1852 verrà attribuito il titolo di Arciconfraternita, con tutti i relativi diritti e privilegi.

Nello statuto del 1526 sono mentovate alcune tradizioni e ricorrenze che ancora oggi vengono solennizzate, prime fra tutte la festa del Santo Patrono: Sant’Antonio Abate il 17 gennaio (con la benedizione degli animali) e la festa della Madonna della Stella, a seguire la  partecipazione dei Confratelli alle Processioni di penitenza, del Venerdì Santo, dello Spirito Santo e del Corpus Domini, e sporadicamente per la Domenica in Albis o in altre particolari occasioni.

In particolari ricorrenze i confratelli e le consorelle indossano la veste storica (cappa e buffa) il particolare cappuccio, anche se esteticamente non è bello a vedersi, racchiude in se un profondo significato in quanto ha lo scopo di celare alla persona sofferente colui che cerca di alleviare le sue sofferenze.

L’Oratorio di S. Antonio Abate, e quello annesso dedicato alla Madonna della Stella, subirono una completa ristrutturazione nel 1842 su progetto dell’architetto Lorenzo Doveri.

Già alla metà del 1600 infatti esisteva il così detto “Cappellone delle donne”, luogo riservato alle donne della Confraternita, separato dall’Oratorio di S. Antonio Abate da un cortiletto interno; sopra l’altare c’era il quadro della Madonna sulla cui spalla destra brillava una stella da cui il nome “Madonna della Stella”. Il quadro faceva parte di un trittico.

La cappella della Madonna, con la ristrutturazione ottocentesca, fu trasformata nell’attuale atrio della Confraternita ed il suo altare demolito. Il quadro sopra citato trovò collocazione all’interno dell’Oratorio di S. Antonio, sul nuovo altare laterale di sinistra appena costruito. Sull’altare di destra fu posta invece la statua lignea di S. Antonio Abate.

Le due tavole laterali del trittico vennero custodite nella Sala delle adunanze, fino a quando nel 1919, a seguito dei nuovi lavori di restauro, ad opera di Alessandro Parri, gli altari laterali dell’Oratorio furono demoliti ed il trittico, inserito in un’unica cornice in legno dorato, opera dello scultore Tito Corsini, fu ricomposto sull’unico altare centrale.

Descrivere l’operato dell'Arciconfraternita nella metà del secolo passato non è facile a seguito del susseguirsi di continui mutamenti in ordine ai nuovi bisogni, alle nuove povertà; non ultima per la sua rilevanza l’evoluzione normativa e tecnologica che ha creato l’istituzione del 118, nel campo sanitario, che ha determinato significative modificazioni sia di carattere professionale che organizzativo.

Le novità più rilevanti sono state l’inizio del decentramento operativo (Taverne Arbia, sorta nel 1993, San Rocco a Pilli nel 1996, San Miniato nel 1997, Rosia nel 1999 e Ponte a Tressa nel 2002) e la costituzione dei Gruppi operativi, hanno permesso di avere nuove sinergie ed allo stesso tempo economie di scala.

Nel suo “Fare Prossimo” l’Arciconfraternita, pur adeguandosi alle circostanze ed alle necessità man mano emergenti, intende mantenere fermi i principi originari che ispirarono nei secoli i suoi fondatori e i confratelli, secondo il dettato evangelico.

"Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me" (Matteo, 25.40).


Oratorio – Via del Porrione

Tutto questo rimanendo al passo dei tempi e sempre in stretto contatto con la società civile, ma senza voler dimostrare niente agli altri, e senza voler affermare alcuna superiorità ideale nei confronti di nessuno.

La Carità Cristiana non si pone infatti come contropartita la riconoscenza degli uomini, o l'acquisto di un premio ultraterreno (che per quanto ambito, sarà un Altro a dover giudicare se sia dovuto), bensì deve essere dettata dall'amore per il prossimo nei confronti del quale si esplica con spirito di condivisione e di servizio.

All’interno dei locali dell’Arciconfraternita sono presenti prestigiose opere d’arte; notizie più approfondite sulle vicende storico-artistiche riguardanti la Misericordia si trovano nel volume dal titolo “La Misericordia di Siena attraverso i secoli – Dalla Domus Misericordiae all’Arciconfraternita di Misericordia”, Protagon editori, 2004, nel quale si trovano i contributi di illustri studiosi e storici senesi.

Francesco Fusi


Articolo tratto dal Notiziario del Forumme del 20 Giugno 2020 dedicato alla Contrada del Leocorno



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