Nel territorio
della Contrada del Leocorno è presente la sede storica di una delle più antiche
ed importanti istituzioni della nostra città: l’Arciconfraternita della
Misericordia di Siena.
La “Casa della Misericordia”, antico ospedale ed ente caritativo volto ad alleviare le sofferenze dei poveri e dei bisognosi, secondo la tradizione, sorse nell’anno 1250 su iniziativa del Beato Andrea Gallerani. Dopo la sua morte avvenuta nel 1251 i suoi seguaci, che militavano sotto la regola de Frati Umiliati, proseguirono ad impegnarsi, sotto la guida di un Rettore, nella carità.
Il primo
riferimento storico si trova in un verbale del Consiglio Generale del Comune di
Siena, stilato il 23 giugno 1251, nel quale si concedeva ai fratres Misericordiae il riconoscimento del regime giuridico dei lasciti “ad
pias causas” identico a quello degli ordini religiosi. Nel giugno del 1347
i fratelli della “Casa della Misericordia” ottennero sempre dal Consiglio
Generale il riconoscimento ufficiale per celebrare la festa del Beato Andrea
Gallerani.
Di rilievo e
di grande aiuto nella città fu l’opera svolta da questa Istituzione verso coloro
che si trovavano in condizioni di estremo bisogno.
Dopo alcuni
decenni di fruttuosa attività apparvero però i primi segni di crisi,
principalmente di natura economica, che richiesero ripetuti interventi di
sostegno da parte del Comune di Siena, il cui Consiglio Generale nel novembre
del 1404 propose la trasformazione dell'ospedale della Misericordia in un ricovero
per gli scolari dello Studio Senese. Infine, il Comune “motu proprio” provvide
a trasferire i beni della “Casa della Misericordia” parte a Lo Spedale di Santa
Maria della Scala in Siena, e parte all’erigendo collegio, al fine di costituire
la struttura portante dello Studio Senese (Pubblica Università), ivi compresa
la ex sede della confraternita da allora in poi chiamata “Casa della Sapienza”.
Nel 1408, con
Bolla di Papa Gregorio XII, l’ordine dei Frati della Misericordia fu soppresso.
Verso la fine
del secolo XIV fu fondata in Siena la Compagnia intitolata a Sant’Antonio
Abate, istituzione caritativa, fin dai primordi la sede fu ricavata nel
complesso edilizio della Chiesa di San Martino e della sua Canonica. L’erudito
Girolamo Macchi nelle sue memorie (Memorie Senesi - Archivio di Stato di Siena)
parlando della sede della Compagnia di Sant’Antonio nel manoscritto scrive
“dove è l’ingresso alla Canonica di San Martino era una strada che scendeva alla
sottostante Via di Pantaneto per trovare
Abate – ingresso chiostro via Porrione
In considerazione dei secoli trascorsi resta difficile tentare una ricostruzione dei locali sotto la volta di San Martino.
Questa
Istituzione rivestì caratteristiche particolare fra le confraternite senesi, fece
costruire infatti un piccolo ospedale ed un proprio oratorio dedicato alla
Madonna della Stella, ovvero a S. Maria della Misericordia; da qui il nome di Venerabile
Compagnia di S. Maria della Misericordia in S. Antonio Abate.
Il primo
statuto, giunto fino a noi risale al 1526 nella cui prefazione i compilatori
ipotizzano che il loro sodalizio fosse già attivo nei primi anni del 1300
quando possedeva due sepolture, una per i fratelli e una per le sorelle nella
chiesa di San Martino; anche lo storico Giovanni Antonio Pecci nel manoscritto
relativo al Terzo di San Martino fa riferimento alle predette sepolture.
Una successiva
completa revisione statutaria avvenne nel 1715.
Come vedremo
in seguito questa Istituzione ebbe un ruolo fondamentale nella nascita
dell’attuale Arciconfraternita
Ripristinata,
dopo le soppressioni leopoldine del 1784, la Compagnia si mantenne vitale fino
ai primi decenni del secolo XIX. quando “sul
declinare dell’anno […]1828 sorgeva nella mente di Giovanni Amidei, […] in
quell’epoca priore della Compagnia, […], il lodevole e bel pensiero di
convertire quella Compagnia, da lui rappresentata, in Confraternita di
Misericordia, sul piede medesimo delle altre, che nelle più cospicue città
della nostra bella Toscana esistevano”.
Da questo
momento inizia il lungo e complesso processo che si concluderà sia con la trasformazione
nel 1835 sia con l’inizio dell’attività della Confraternita di Misericordia di
Siena.
Le “Memorie
della Venerabile Confraternita di S. Maria della Misericordia di Siena”
compilate sotto la data del 30 Dicembre 1840 dal Cancelliere-Segretario, Pompeo
Stiatti, riportano: « […]A tale effetto Monsignore Arcivescovo di
Siena valendosi delle sue facoltà Ordinarie procedé per mezzo del di Lui
Decreto del 20 Giugno 1833 alla canonica soppressione della Compagnia di S.
Antonio Ab.e, ed in luogo di sostituzione e surroga di detta Compagnia istituì
e canonicamente eresse la Confraternita di S. Maria della Misericordia sulle
norme di quelle di Firenze, e Pisa, con tutti i diritti, privilegi e come più
diffusamente si legge in detto Decreto in fine del quale dichiarò l’Oratorio
della nuova Fraternita esenti da ogni giurisdizione Parrocchiale, ed
immediatamente soggetto ad Esso, [][[ed
ai suoi successori, […] »
Alla Confraternita di Misericordia di Siena nel 1852 verrà attribuito il titolo di Arciconfraternita, con tutti i relativi diritti e privilegi.
Nello statuto
del 1526 sono mentovate alcune tradizioni e ricorrenze che ancora oggi vengono
solennizzate, prime fra tutte la festa del Santo Patrono: Sant’Antonio Abate il
17 gennaio (con la benedizione degli animali) e la festa della Madonna della Stella,
a seguire la partecipazione dei
Confratelli alle Processioni di penitenza, del Venerdì Santo, dello Spirito
Santo e del Corpus Domini, e sporadicamente per la Domenica in Albis o in altre
particolari occasioni.
In particolari ricorrenze i confratelli e
le consorelle indossano la veste storica (cappa e buffa) il particolare
cappuccio, anche se esteticamente non è bello a vedersi, racchiude in se un
profondo significato in quanto ha lo scopo di celare alla persona sofferente
colui che cerca di alleviare le sue sofferenze.
L’Oratorio
di S. Antonio Abate, e quello annesso dedicato alla Madonna della Stella,
subirono una completa ristrutturazione nel 1842 su progetto dell’architetto
Lorenzo Doveri.
Già alla metà
del 1600 infatti esisteva il così detto “Cappellone delle donne”, luogo
riservato alle donne della Confraternita, separato dall’Oratorio di S. Antonio
Abate da un cortiletto interno; sopra l’altare c’era il quadro della Madonna
sulla cui spalla destra brillava una stella da cui il nome “Madonna della
Stella”. Il quadro faceva parte di un trittico.
La cappella
della Madonna, con la ristrutturazione ottocentesca, fu trasformata
nell’attuale atrio della Confraternita ed il suo altare demolito. Il quadro
sopra citato trovò collocazione all’interno dell’Oratorio di S. Antonio, sul
nuovo altare laterale di sinistra appena costruito. Sull’altare di destra fu
posta invece la statua lignea di S. Antonio Abate.
Le due tavole
laterali del trittico vennero custodite nella Sala delle adunanze, fino a
quando nel
Descrivere l’operato dell'Arciconfraternita nella metà del secolo passato non è facile a seguito del susseguirsi di continui mutamenti in ordine ai nuovi bisogni, alle nuove povertà; non ultima per la sua rilevanza l’evoluzione normativa e tecnologica che ha creato l’istituzione del 118, nel campo sanitario, che ha determinato significative modificazioni sia di carattere professionale che organizzativo.
Le
novità più rilevanti sono state l’inizio del decentramento operativo (Taverne Arbia,
sorta nel 1993, San Rocco a Pilli nel 1996, San Miniato nel 1997, Rosia nel
1999 e Ponte a Tressa nel 2002) e la costituzione dei Gruppi operativi, hanno
permesso di avere nuove sinergie ed allo stesso tempo economie di scala.
Nel suo
“Fare Prossimo” l’Arciconfraternita, pur
adeguandosi alle circostanze ed alle necessità man mano emergenti, intende
mantenere fermi i principi originari che ispirarono nei secoli i suoi fondatori
e i confratelli, secondo il dettato evangelico.
"Ogni
volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli,
lo avete fatto a me" (Matteo, 25.40).
Tutto
questo rimanendo al passo dei tempi e sempre in stretto contatto con la società
civile, ma senza voler dimostrare niente agli altri, e senza voler affermare
alcuna superiorità ideale nei confronti di nessuno.
La Carità
Cristiana non si pone infatti come contropartita la riconoscenza degli uomini,
o l'acquisto di un premio ultraterreno (che per quanto ambito, sarà un Altro a
dover giudicare se sia dovuto), bensì deve essere dettata dall'amore per il
prossimo nei confronti del quale si esplica con spirito di condivisione e di
servizio.
All’interno
dei locali dell’Arciconfraternita sono presenti prestigiose opere d’arte; notizie
più approfondite sulle vicende storico-artistiche riguardanti la Misericordia
si trovano nel volume dal titolo “La Misericordia
di Siena attraverso i secoli – Dalla Domus Misericordiae all’Arciconfraternita
di Misericordia”, Protagon editori, 2004, nel quale si trovano i contributi
di illustri studiosi e storici senesi.
Francesco Fusi
Articolo tratto dal Notiziario del Forumme del 20 Giugno 2020 dedicato alla Contrada del Leocorno
Nessun commento:
Posta un commento