domenica 11 agosto 2024

Il cappotto nicchiaiolo del 1834

 

Fare cappotto è di per sé un’impresa eccezionale riuscita solo diciassette volte nella storia, tra questi vi è quello conquistato dal Nicchio nel 1834 che ha una caratteristica unica essendo il solo realizzato, o per meglio dire completato, con l’apporto di un cavallo scosso.

Ma andiamo con ordine, per il Palio di luglio il Nicchio ebbe in sorte il cavallo del momento un forte morello di Lorenzo Jacopi reduce dal cappotto, insieme a Giovanni Brandani detto “Pipistrello”, dell’anno precedente.

Per il Capitano Paolo Tognazzi venne quindi naturale riformare l’accoppiata che aveva dominato nel 1833 anche se va sottolineato che in agosto il morello dello Jacopi vinse scosso dopo la caduta di Pipistrello al primo San Martino.

Non è da escludere che nella scelta del capitano nicchiaiolo influì anche un fattore scaramantico visto che l’ultima vittoria del Nicchio, arrivata dopo ventisette anni di digiuno nell’agosto 1826, era stata conquistata da Luigi Brandani detto “Cicciolesso”, ossia il babbo di Pipistrello.

La carriera definita scellerata, ovvero poco spettacolare, dai cronisti dell’epoca, fu come da pronostico dominata dal Nicchio: dopo una mossa problematica, per via dell’assembramento di cavalli creatosi verso lo steccato, partì in testa l’Onda con l’esperto Bonino ma Pipistrello, anche sfruttando una serie di clamorosi errori altrui, al primo San Martino era già saldamente in testa.

Il solo a portare qualche insidia al battistrada fu il Gobbo Saragiolo nell’Oca ma Pipistrello non ebbe difficoltà ad incrementare il suo vantaggio spalleggiato, come in altre occasioni, dai parenti Ghiozzo nel Bruco, Giacco nella Chiocciola e Brutto nel Leocorno, altri esponenti della dinastia dei “Brandini” che visse in quegli anni il momento di maggiore prestigio e potenza.

La vittoria fu ovviamente salutata con entusiasmo dai nicchiaioli che qualcuno definì, senza troppi giri di parole, “infanaticati”, anche il giro vittorioso confermò questo stato di esaltazione collettiva: “…il Palio è rimasto in giro per tutto il giorno, badiamo che non abbiamo a seguire i fatti per la troppa allegrezza dei vincitori…”



Il Palio d’agosto si presentava, invece, molto più incerto soprattutto per l’assenza del morello dello Jacopi, dominatore dei tre Palii precedenti e per la mancanza di significativi punti di riferimento vista la scelta di ben sette barberi debuttanti.

Pipistrello venne naturalmente confermato dal Nicchio su un baio oscuro esordiente su cui esistono divergenze circa il nome del proprietario, per alcuni Giovanni Batazzi per altri Gaetano Santi.

Il valore omogeneo dei cavalli si confermò durante la corsa che ebbe il suo primo sussulto a San Martino dove, a strettissima distanza, girarono ed iniziarono un’accanita lotta di nerbate il Gobbo Saragiolo nella Selva, Bonino nell’Onda e Pipistrello che però cadde malamente al secondo passaggio davanti alla Cappella.

Lo scosso del Nicchio rimase comunque nella scia dei primi nonostante il Gobbo Saragiolo l’avesse preso per le briglie e negli ultimi metri ebbe un guizzo irresistibile andando a precedere di un soffio la Selva e l’Onda.

L’arrivo fu, cosa frequente in quegli anni, aspramente contestato con tre popoli a reclamare la vittoria, a risolvere la questione ci pensò il Granduca Leopoldo II, presente al Palio con la famiglia, il quale confermò, senza possibilità d’appello, il verdetto dei Giudici della Vincita con un lapidario e leggendario “Nicco scosso!”, frase che diventò il sigillo per l’insperato cappotto.

Per Pipistrello fu quella la quarta vittoria consecutiva, ottenuta peraltro in sole otto presenze con l’ausilio fondamentale della bea bendata che mise le ali a due cavalli scossi.

Nel luglio 1836, per la Tartuca, Pipistrello conquistò la sua quinta ed ultima vittoria chiudendo la sua breve e fulminante carriera con la quattordicesima partecipazione nell’agosto 1838.

Curiosamente il Nicchio negli anni successivi, pur montando spesso fantini appartenenti alla famiglia Brandani, tra cui babbo Cicciolesso, non si rivolse più al protagonista del cappotto del 1834 che per questo rimase imbattuto col giubbetto dei Pispini.


Roberto Filiani

Foto Marc De Hert

Articolo tratto dal Notiziario del Forumme del 9 Agosto 2020 dedicato alla Nobile Contrada del Nicchio

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