domenica 25 agosto 2024

Tutto iniziò con un cinghiale: Storia di un Simbolo

 

Nel 1506 un anonimo cronista fiorentino racconta la Caccia dei Tori svoltasi in Piazza del Campo e nel descrivere le “schiere” partecipanti descriveva l’alfiere Bastiano che sventolava una bandiera sulla quale era raffigurato un cacciatore che assaliva un cinghiale con uno spiedo. Era la schiera di Selvalta, che aveva già fatto la sua comparsa anche in alcune cronache precedenti con il nome di Val Piatta, e che aveva scelto come simbolo che la raffigurasse una scena di caccia: quale simbolo migliore per il rione dei cacciatori, dal quale l’esercito senese prelevava i suoi migliori arcieri? 


Che fosse una Contrada fortemente legata all’idea della caccia lo si capisce anche dal privilegio che le fu riservato per tutto il secolo di aprire e chiudere il corteo delle “Cacce dei Tori”, delle quali Cecchino Libraro in una cronaca del 1546, fa intendere anche che potesse essere stata anche la promotrice: scrive infatti: “Selvalta, vera insegnia et origine di questa Caccia”. 

Il simbolo del cinghiale ebbe tuttavia vita breve perché solo 40 anni dopo, nella già citata Caccia del 1546, il rione di Selvalta si presentò con una macchina da combattimento a forma di rinoceronte, legandosi così indissolubilmente a questo animale che poi ne diverrà il simbolo circa tre secoli dopo. Perché il rinoceronte? Con questa scelta la Selva si va a inserire nel gruppo delle Contrade che scelsero un animale esotico per rappresentarle (Giraffa, Pantera, Torre…), un animale che all’epoca era misterioso, quasi mitologico, e che grazie a questo riusciva a destare stupore e meraviglia in tutti coloro che lo ammiravano, oltre che una certa inquietudine e un timore reverenziale; lo stesso timore che si ha verso qualche cosa che non si conosce fino in fondo. Un animale perfetto per essere raffigurato sulle macchine da guerra, poiché tra le sue caratteristiche simboliche aveva sia la ferocia e l’aggressività, per via della sua mole e soprattutto del suo corno, ma anche qualità difensive, che molto spesso erano privilegiate (Chiocciola, Istrice, Tartuca…), e che si manifestavano in virtù del suo essere animale corrazzato. 

Il rinoceronte in Europa era già conosciuto in epoca romana, ma tuttavia se ne erano perse le tracce fino al 1515 anno in cui il Re del Portogallo ne ricevette in dono uno da un principe indiano (il simbolo selvaiolo infatti raffigura un rinoceronte indiano e non un rinoceronte africano). Non è da escludere che la scelta di un tale animale totemico fosse quindi anche legata alla leggendaria vicenda che accompagnò l’arrivo di quel primo rinoceronte in Portogallo, ovvero un duello organizzato tra un rinoceronte e un elefante per stabilire quale fosse l’animale più forte del mondo, conclusosi con la vittoria del rinoceronte. Dall’arrivo di quel primo rinoceronte nel 1515 il mito di questo animale presto si diffuse in tutta Europa, grazie anche e soprattutto alla celebre incisione che fu realizzata da Albrecht Dürer, e in virtù delle sue caratteristiche catturò ben presto l’immaginario collettivo tant’è che divenne anche simbolo personale del Duca di Firenze Alessandro De’Medici; non per niente Alessandro Leoncini nel suo volume “Divide et Impera” ipotizza anche che la Contrada lo avesse scelto proprio per questo motivo, non tanto per adulazione, quanto per pragmatismo politico considerata la delicata situazione del periodo tra Siena e Firenze. 

Dopo la Caccia del 1546 un’altra importante testimonianza sull’evoluzione del simbolo della Selva si ha con il famoso quadro dipinto da Vincenzo Rustici intorno al 1590: “Caccia ai tori nel Campo di Siena”. Qui riappare la schiera selvaiola accompagnata da una bandiera bianca, da un albero non meglio identificato, sui rami del quale si possono intravedere già gli arnesi da caccia, e da una macchina da guerra rappresentante un indefinito animale che potrebbe essere nuovamente il rinoceronte. Fa quindi la sua comparsa il simbolo della quercia mentre resiste ancora l’animale totemico, il quale però, con la fine delle Cacce, viene accantonato. Il rinoceronte finita la sua funzione di macchina da guerra quindi scompare non riuscendo nemmeno a ribattezzare la Selva, cosa che invece era avvenuta nella quasi totalità di tutte le altre Contrade che dalla loro macchina da guerra presero il nome. 

Particolare tratto da “Caccia ai tori nel Campo di Siena” di Vincenzo Rustici (1590 ca.)

Ben presto simbolo della Contrada diventerà così esclusivamente la quercia, o per meglio dire il rovere, simbolo che è chiaro riferimento al nome della Contrada (ormai divenuto Selva da Selvalta) e che viene fin da subito accompagnato dagli arnesi da caccia caricati sopra i rami. Un elemento simbolico che può sembrare un dettaglio ma che in realtà ci racconta qualcosa della Contrada più della quercia stessa, riferendosi alle già citate qualità da cacciatori degli abitanti del rione e che in maniera così forte ne avevano caratterizzato la propria storia. 

Non è chiaro il momento in cui la quercia diventa il simbolo vero della Contrada perché, dopo quella prima apparizione nella Caccia dipinta da Rustici, per lungo periodo, ovvero per quasi tutto il XVII Secolo, le cronache sembrano non farne mai menzione riferendosi alla Selva solo tramite i suoi due colori, il bianco ed il verde, esattamente come avvenne per l’Onda che per simbolo ebbe solo il bianco e nero a liste ondulate fino a 1700 inoltrato.  Sia come sia il simbolo della quercia caricata di arnesi da caccia ben presto si stabilizza e accompagna la Contrada per tutto il XVIII Secolo, lo si ritrova ad esempio nel Drappellone della ricorsa organizzata dalla Contrada nel 1730, ricorsa che in realtà non fu mai effettuata a causa del furto delle Sacre Particole dalla Basilica di San Francesco la sera del 14 Agosto e della quale il Drappellone è conservato per motivi non chiari nel Museo della Giraffa. 

Tuttavia, contrariamente a quanto avvenuto per tutte le altre Contrade che non modificarono più da quel momento in poi in maniera radicale il proprio simbolo (fa eccezione l’Aquila che per motivi politici per un breve periodo perse una delle due teste), la Selva visse nel XIX Secolo un periodo di forti cambiamenti, sia per quanto riguarda il simbolo ma anche per quanto riguarda i colori. Per quanto riguarda i colori facciamo giusto un breve accenno al ruolo del bianco, che da colore dominante venne lentamente relegato a colore di partitura attraverso diverse fasi, durante le quali per alcuni periodi fu in parti uguali con il verde e l’arancione in una sorta di tricolore alla francese. Per quanto riguarda il simbolo invece nella prima metà del Secolo si riaffaccia il rinoceronte… nel “Vestiario del fantino della Selva” approvato dal Comune nel 1830 il rinoceronte fa la sua bella comparsa ai piedi della quercia, ben presto però scompare nuovamente ma come si può intuire dallo Stemma tratto dal Manoscritto “Le Contrade di Siena” del 1836 diventa ormai elemento simbolico di piena appartenenza tant’è che non compare sul simbolo ma accompagna lo stesso all’interno di una bandiera affiancato dalle bandiere di San Giovanni e Vallepiatta.

Stemma tratto dal manoscritto “Le Contrade di Siena” del 1836


Nel 1876 la Selva sceglie di battezzare “Rinoceronte” la sua società di mutuo soccorso, ma per poter inserire nuovamente l’animale sullo stemma deve aspettare il 1889, anno in cui il Re Umberto I concesse a tutte le Contrade di poter utilizzare i propri simboli sui propri stemmi. La Selva ne approfitta e ridisegna il proprio stemma aggiungendo il capo d’azzurro Savoia con il sole fiammeggiante recante la scritta “U” ma soprattutto reinserendo ufficialmente il pachiderma. Fu così che finalmente si stabilizza in maniera definitiva uno degli stemmi più ricchi di storia, iniziata con un povero cinghiale infilzato da uno spiedo e terminata con uno dei simboli più ricchi e carichi di elementi simbolici di tutto il panorama senese.


Simone Pasquini 

Si ringrazia vivamente l’archivista selvaiolo Alessandro Fineschi per il supporto e la consulenza 

Fonte principale: Bestiario Senese di Alberto Fiorini, ed. Il Leccio (2007)


Articolo tratto dal Notiziario del Forumme del 15 Agosto 2020 dedicato alla Contrada della Selva

1 commento:

  1. Interessante atto notarile 1525 con Oca per problema ordine di ingresso corteo: Cartoni-Leoncini

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